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CEDOLARE SECCA AL 10%
La Gazzetta ufficiale del 28 marzo scorso ha reso operativo il Decreto legge numero 47, dal titolo alquanto emblematico: “Misure urgenti per l’emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015”. Tra le diverse novità – si va dalla deduzione dai redditi di impresa del 40% dei ricavi derivanti dai canoni di locazione per quelle aziende che costruiscono o recuperano alloggi per l’edilizia sociale, al piano di alienazione di alcuni alloggi Iacp per recuperarne degli altri, da importanti modifiche operative nella gestione degli appalti pubblici fino ai nuovi fondi a sostegno all’affitto e della morosità incolpevole – la più importante in merito al settore casa, senza dubbio, è l’abbassamento del 10% della cedolare secca sui contratti di locazione abitativa.
Cos’è la cedolare secca e cosa è cambiato
La cedolare secca è una tipologia di fiscalità che si propone in alternativa alla tassazione Irpef quando si affitta un immobile e che consiste nel sottoporre il reddito da locazione abitativa ad un prelievo definito, senza poter quindi contare sulle detrazioni previste ai fini Irpef. La tassazione era fissata al 21% tanto per i contratti ordinari (di mercato, quelli 4+4), e al 15% per quelli a canone concordato (quelli, per intenderci, che applicano affitti regolati da accordi territoriali): per questi ultimi, però, adesso si passa al 10%, creando un dislivello forte, in grado di indurre molti locatori con canone di mercato a cambiare tipologia di contratto. Dobbiamo infatti tenere a mente che, ormai, in molte città quella linea di separazione tra i prezzi di locazione concordata e quelli di mercato si è ormai fatta davvero labile. Chi ha già optato per la cedolare secca non deve fare niente: l’aliquota ridotta verrà automaticamente applicata dall’Agenzia delle Entrate. Se il contratto, invece, è stato registrato senza questa opzione, nel senso che il locatore aveva scelto l’Irpef, ma decide di cambiare, vi è una precisa procedura.
Fonte:News.immobiliare.it
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